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«Ci sarà stata una ragione perché Poppea e Augusto assieme a tantissimi dignitari dell'impero scelsero quel paradiso per la forza attrattiva dei luoghi e per il fascino irresistibile della natura. Le stesse suggestioni hanno portato da queste parti i Borbone, che si sono innamorati del Gran Cono tanto da far partire da qui la Napoli-Portici, la prima ferrovia d'Italia. E Giacomo Leopardi che tra quelle pietre nere scrisse le pagine immortali della Ginestra guardando quei fiori che nascevano sul versante del cratere. Ma la forza e l'energia misteriosa di quei territori si può trovare anche nei vini che sanno di antico, nell'odore delle albicocche e nel sapore del pomodorino del piennolo, nel miele, nelle prugne, nella pasta artigianale. Nei colori delle feste popolari, nella biodiversità delle orchidee, nei cammini e nei sentieri, ascoltando leggende, misteri e suggestioni e lasciandosi incantare dalla voce di chi vive di vulcano. Perché da queste parti il Vesuvio è il patriarca. Da venerare, senza paura, e da amare.» (Giuseppe Cerasa)